35 anni fa, un giudice del Tribunale di Roma contattava Miriam per chiedere la sua disponibilità a fornire suggerimenti e consigli alle coppie che si trovavano in difficoltà con le loro pratiche di adozione internazionale, perché, portando avanti diverse pratiche di adozione e superando mille problemi, aveva costruito una notevole esperienza personale, in un’epoca in cui il settore delle adozioni era meno regolamentato di adesso, e in un’epoca in cui le coppie rischiavano continuamente di arenarsi in un mare di burocrazia e non trovavano nessun supporto da parte delle istituzioni.
I primi colloqui si svolgevano in forma privata, nel salotto di casa, e ci si confidava come quando ci si rivolge a chi ne ha passate di tutti i colori, per avere un consiglio.
Poi, nel 1984 nasce l’A.I.P.A., l’Associazione Italiana Pro Adozioni, dall’esigenza di dare ufficialità e trasparenza alle attività di volontariato. All’inizio, la sede era la casa dei nonni, e il computer era quello dei figli, che potevano usarlo solo di pomeriggio, perché la mattina serviva all’Associazione. E poi si correva a casa, a preparare il pranzo per la famiglia.
Nel tempo l’A.I.P.A. è cresciuta sempre di più, ha aperto varie sedi in Italia, e ha raggiunto tutti gli angoli del mondo. Dal primo bambino che ha trovato una famiglia nel 1984, circa 1800 bambini provenienti da: India, Brasile, Nepal, Messico, Cambogia, Bielorussia, Moldavia, Romania e anche Kenya e Congo, hanno trovato una casa, un abbraccio sincero, un futuro, a volte attraverso abbinamenti straordinari di gruppi composti da molti fratelli, o di bambini con patologie anche abbastanza gravi, che hanno avuto, in questo modo, una possibilità che nessuno aveva dato loro prima: la possibilità di curarsi, di studiare, di crescere in un ambiente accogliente e tra le braccia di qualcuno che avesse davvero a cuore il loro destino.
Cosa spinge una madre di 4 figli, ognuno dei quali le dava già parecchi grattacapi, a dare tutta sé stessa, a rinunciare ad una vita tranquilla, ad una vecchiaia trascorsa a fare le torte per i nipoti, e a spendere fino all’ultimo dei suoi giorni in un’impresa titanica come questa?
Forse un istinto da supermamma, forse un senso di giustizia che vuole tentare di rimediare alle scorrettezze della vita. Chi lo sa?
Certo è che di difficoltà ne ha dovute affrontare tante, sia nella vita privata, sia con l’associazione, in particolare quando l’associazione è diventata talmente importante da far balenare nella mente di qualcuno l’idea che, grazie all’A.I.P.A., si potessero fare soldi.
I soldi, il denaro.
E gli amici si trasformano in nemici. E ti pugnalano alle spalle. Anche questo ha dovuto affrontare. Ma questa donna esile e gentile non ha mai gettato la spugna; ha protetto la sua creatura come solo una mamma sa fare; l’ha difesa, l’ha nutrita, senza rinunciare a nessuno dei suoi valori e a nessuno dei suoi principi; senza mai alzare la voce, senza nessun clamore, ha ricominciato da capo con l’aiuto dei pochi VERI amici rimasti vicino a lei. Ma è soprattutto grazie alla sua integrità che ancora oggi, l’A.I.P.A. è, tra le associazioni che si occupano di adozioni, una delle poche che continuano a godere di grande considerazione presso la Commissione per le Adozioni e presso il Governo, mentre alcune altre vengono sospese in seguito a scandali.
La sua integrità, la sua gentile testardaggine, la sua umiltà sopravvivranno insieme all’A.I.P.A.
Tanti altri bambini avranno ancora, nel suo nome, quella possibilità che il destino voleva togliergli: la possibilità di curarsi, di studiare, di crescere in un ambiente accogliente e tra le braccia di qualcuno che abbia davvero a cuore il loro destino. Una famiglia.
Oggi Miriam è tornata ad incontrare il suo compagno di tutta la vita, Franco, l’alleato di questa e altre mille battaglie silenziose. Ma ci ha lasciato un’eredità di valori, di principi, di buoni esempi, di caparbietà e di forza d’animo, come solo una donna straordinaria (o una supermamma) poteva fare.
Vogliamo rassicurare tutte le coppie in attesa, che le attività dell’A.I.P.A. proseguiranno esattamente come prima, senza soluzione di continuità; incasseremo il colpo e andremo avanti, seguendo il solco segnato dalla fondatrice.
La sede centrale
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