Le più antiche notizie storiche relative ai territori che costituiscono la Repubblica Democratica del Congo (Kongo kinshasa – République Démocratique du Congo) risalgono al periodo tra il VII e l’VIII secolo, quando nel paese si stabilirono tribù bantù, provenienti dall’odierna Nigeria. Nei secoli successivi si affermarono numerose piccole entità statali; la loro progressiva unificazione portò nel sec. XIV alla costituzione del Regno del Congo, che giunse a controllare un territorio assai vasto. Dal sec. XV iniziarono i contatti con gli Europei, che lentamente ma con continuità penetrarono nel paese: Portogallo, Olanda e Belgio se ne contesero il dominio; Alla fine prevalse il Belgio, cui la regione fu assegnata dalla Conferenza di Berlino (1884 – 1885). Il re del Belgio Leopoldo II le diede il nome di Stato libero del Congo, trasformandolo in una sorta di proprietà privata.
Agli inizi del Novecento, anche in risposta ai metodi violenti dei mercenari assoldati dai governanti belgi e alle difficili condizioni di vita delle popolazioni indigeni, iniziarono a prendere corpo localmente, ma anche in Europa e negli Stati Uniti, movimenti di protesta e di opposizione.
Nel 1908 Leopoldo II per le pressioni dell’opinione pubblica internazionale fu costretto a rinunciare al suo personale dominio sul Congo, che entrò a far parte delle colonie dello Stato belga. Ciò determinò un miglioramento delle condizioni generali del paese, nel quale si trasferirono molti coloni europei. Nel 1924 il Congo belga, su mandato della Società delle Nazioni, ebbe assegnata la ricca provincia del Ruanda – Urundi.
Nella colonia si affermarono ben presto istanze indipendentiste; queste ebbero in Patrice Emery Lumumba il principale sostenitore, che si impose sul piano internazionale alla Conferenza di Bruxelles sul Congo (gen.–feb 1960). Il governo belga fu costretto il 30 giugno 1960 a concedere l’indipendenza alla colonia e Lumumba ne divenne primo Ministro. Il paese, abbandonato da molti europei, si rivelò ben presto di difficile governabilità per le differenze etniche e le spinte autonomistiche delle diverse regioni. In questa situazione si affermò il potere dell’esercito guidato dal colonnello Mobutu, fiero oppositore di Lumumba: quest’ultimo nel gennaio del 1961 fu arrestato e condannato a morte. Seguì un periodo di confusione politica, che condusse, per impulso di Joseph Kasavubu, alla costituzione nel 1964 di un governo di unità nazionale, sotto la guida di Moisè Tshombe (o Ciombe). Ma ben presto tra Kasavubu e Tshombe insorsero gravi contrasti dei quali approfittò un abile militare, Mobutu Sese Seko; questi, con l’appoggio degli U.S.A., nel 1965 depose Kasavubu, subentrato nel governo del paese, e diede vita ad un partito unico, il Movimento Popolare della Rivoluzione (MPR), che si richiamava populisticamente alle tradizioni locali, in particolare con l’opposizione al Cristianesimo e l’esaltazione delle tradizionali credenze animistiche. Alla posizione sempre più autoritaria del governo centrale iniziò ben presto a manifestarsi una opposizione popolare, che condusse nel 1969 ad una rivolta studentesca duramente repressa. Nel 1971 l’ex Congo belga venne denominato Zaire. Nonostante importanti intese ed appoggi internazionali, in particolare con la Francia e gli Stati Uniti, l’agguerrita opposizione interna costrinse Mobutu nel 1990 ad accettare l’istituzione di un Parlamento, nel quale erano presenti i rappresentanti di vari partiti e ad esercitare il potere congiuntamente al Presidente del Parlamento. La crisi tuttavia riesplose per l’emergenza di forze ribelli del Ruanda e dell’Uganda, guidate da Laurent-Désiré Kabila; queste nel 1996 presero il sopravvento costringendo Mobutu a fuggire in Marocco, dove morì l’anno seguente. Nel 1997 Kabila si proclamò Presidente dello Stato – cui ridiede il nome di Congo – sostituendo i vecchi amministratori con i suoi fedeli seguaci.
Nel 1998 si manifestò la rivolta contro il governo centrale dei ribelli Tutsi, appoggiati dai governi dell’Angola, della Namibia e dello Zimbawe. Il conflitto condusse ad una divisione del paese in due parti: quella orientale, sotto il controllo dei ribelli, e quella occidentale, ancora in mano all’esercito di Kabila. Molto gravi le conseguenze di questo conflitto, in specie per le numerose vittime civili. A Laurent-Désiré Kabila, assassinato nel 2001, successe il figlio Joseph Kabila. Seguì un periodo molto confuso sotto il profilo politico e sociale. Nell’aprile 2002 alla conferenza di Sun City, in Sudafrica, fu raggiunto un accordo tra le varie fazioni che si contendevano il potere; importante la pace con le regioni separatiste del Ruanda (luglio 2002) e dell’Uganda (novembre 2002). Nell’aprile 2006 si sono svolte le prime elezioni con la presenza di più partiti e la vittoria del movimento guidato da Joseph Kabila. Si è allora avviata nel paese-cui è stata data la denominazione di Repubblica Democratica del Congo- una certa normalizzazione, che non ha tuttavia eliminato del tutto i conflitti interni, riesplosi nell’ autunno del 2008 tra l’esercito regolare (FARDC) e i seguaci del CNDP (Congrès Nazional pour la Défense du Peuple) guidati dal generale Laurent Nkunda. Un accordo, peraltro fragile, è stato trovato nel gennaio 2009, ma nell’insieme è da segnalarsi come i gravi conflitti armati, che hanno caratterizzato la vita politica e sociale del paese negli ultimi decenni, stiano progressivamente attenuandosi.
Da non confondersi con la Repubblica Democratica del Congo è la Repubblica del Congo (République du Congo), con capitale Brazzaville. Già parte dell’Africa Equatoriale Francese, è stato indipendente – Repubblica presidenziale- dal 15 agosto 1960. si estende su una superficie di 342.000 kmq. ed ha una popolazione di ca. 3.500.000 abitanti.
Mario Pepe