Bangalore (o Bengaluru, in kannada) è una città dell’India di 6.292.223 di abitanti, capoluogo del distretto Urbano e Rurale di Bangalore e della divisione di Bangalore, nello stato federato del Karnataka di cui è la capitale e la città più grande. In base al numero di abitanti la città rientra nella classe I (da 100.000 persone in su) e con l’agglomerato urbano raggiunge gli 8.701.446 abitanti, risultando in tal modo la quinta città più grande di tutta l’India.Con l’indipendenza dell’India nel 1947 Bangalore divenne un grande centro industriale con industrie quali l’Hindustan Aeronautics Limited e l’Indian Space Research Organisation. Negli ultimi decenni il successo delle aziende ad alta tecnologia di Bangalore ha visto la crescita del settore dell’Information Technology (IT) in India. Le sole aziende di information technology di Bangalore impegnano il 30% del milione di dipendenti che l’IT vanta nell’Unione Indiana.. Il kannada è la lingua ufficiale dello stato che costituisce il 38% della popolazione. Le minoranze linguistiche più consistenti sono quelle di lingua tamil, telugu, tulu e hindi. L’inglese è la lingua franca dei ceti più abbienti. Al censimento del 2001 quasi l’80 % della popolazione è risultato essere di religione induista. La minoranza religiosa più consistente è quella musulmana con il 13,37%, seguono i cristiani (5,79%) e i giainisti (1,05%). Bangalore quindi rappresenta il boom della tecnologia indiana e non solo, è anche una città dove le fogne a cielo aperto ed i mucchi di immondizia convivono con lussuosi parcheggi di grandi hotels e centri commerciali. Negli ultimi 15 anni la popolazione è incredibilmente cresciuta del 61%, con il 18% che, secondo le statistiche dell’ONU , vive negli “slums”, vere cittadelle dentro la città, non lontane dalla City, distribuite in una miriade di piccolissimi vicoli, a lati dei quali sorgono casette di pochi metri quadrati anche in altezza, tanto che vi si entra in ginocchio. Nei “famosi” slums indiani una media di 6 membri per ogni famiglia, è costretta a vivere in uno spazio di non più di 12 mq, senza finestre, senza sistema idrico, senza servizi igienici; una grande cisterna posta al centro dello “slum” risulta essere l’unico sistema per l’approvvigionamento dell’acqua ed uno spazio comune a cielo aperto rappresenta la toilette in comune. Per problemi sanitari, i centri medici statali in genere distano kilometri di distanza dallo “slum”, e, non avendo risorse per servirsi di mezzi di trasporto, il tasso di mortalità è elevatissimo ed il 99% dei bambini vengono alla luce proprio nello slum. Non esistono centri educativi pubblici in queste aree e, per la necessità di aiutare le misere entrate delle famiglie, l’83% dei bambini entrano nella rete del lavoro minorile. Statistiche rilevano che “ i lavoratori bambini” sono circa un milione a Bangalore e che il 35% di essi, dai 5 agli 8 anni, sono avviati alla prostituzione e vivono per strada.
Il Vathsalya, che in sanscrito significa “Mother’s love” nasce con lo scopo di trovare famiglie per bambini abbandonati, poiché i fondatori sono fermamente convinti che ogni bambino ha bisogno di una sua propria famiglia permanente.L’Istituzione Vathsalya, fondata a Bangalore, alle porte dello “slum” Dharavi, il più popoloso della città con circa 2 milioni di abitanti, nel 1988, autorizzato e registrato dal Governo Indiano come Organizzazione non profit (Act n. BK II 128/88-89) ha iniziato la sua attività con la finalità di assicurare una dimora alle donne singole o sposate vittime di abusi sessuali, in stato illegale di gravidanza e che, per questa loro condizione, non erano accettate nel loro ambito familiare a causa di stigmatizzazione sociale. Parimenti, ha avviato un programma per l’accoglienza e la cura dei bambini nati da tali contesti e per lo più abbandonati al loro destino subito dopo la nascita.
Vathsalya si pone da subito l’obiettivo di costruire un sistema alternativo e una struttura per realizzare un giusto ordine sociale, dove i poveri, gli emarginati ed i membri sfruttati della comunità possano riacquistare una dignità negata ed avere un luogo dignitoso dove vivere e crescere.
A tale scopo, attualmente promuove nello “slum”: Educazione minima rivolta al 45% delle ragazze e delle donne, rendendole consapevoli dei loro ruoli per costituire ed amministrare una famiglia con principi di base;
– Raggruppare un minimo di 8 gruppi composti da almeno 600 donne per avviarle ed assisterle in attività proprie di microimprese, sartoria, lavorazione del cuoio, stamperia su carta e vetro, lavorazione della iuta, marketing di prodotti agricoli, al fine di aumentare il loro budget familiare ed acquisire un ruolo nella famiglia.
– Promozione di igiene ambientale fornendo acqua sicura da bere ed adeguate vasche (almeno 1 vasca ogni 100 abitanti) di approvvigionamento dell’acqua garantendo un adeguato ricambio.
– Prevenzione e promozione degli aspetti di cura della salute con un programma incentrato sulla salute e cura del bambino, compresa l’alimentazione, l’importanza di conoscere i cibi dannosi per i bambini, e l’educazione alle vaccinazioni.
– Promozione della consapevolezza dello stato della donna e delle atrocità commesse contro di loro, preparando le adolescenti e le ragazze a salvaguardare il loro ruolo.
– Organizzazione di periodici campi educativi dove vengono illustrati ed emulati i diritti umani ed i valori dell’umanità.
Purtroppo non tutti gli abitanti dello “slum” possono seguire un percorso di recupero nel loro ambito familiare; per questo motivo Vathsaya, a partire dal 1997, espande la propria struttura per renderla idonea all’accoglienza di quelle donne e di quei bambini che, a causa di violenze domestiche, di rifiuto, di diritti negati, si ritrovano a vivere nella strada.
I servizi sociali locali, la polizia ed i centri di prima accoglienza affidano alla custodia dell’Help Centre del Vathsalya le donne, i bambini, e le giovani per i quali l’unico luogo in cui vivere è rimasta solo la strada.
L’Help Centre del Vathsalya ospita mediamente 380 bambini da 0 a 14 anni e circa 80 ragazze madri in attesa di partorire o donne violentate e ripudiate in attesa di un bambino.
La maggior parte dei bambini abbandonati sono disabili dalla nascita o per abusi o shock ricevuti.
Le ragazze madri potranno decidere di crescere il loro figlio, con il sostegno del programma a loro rivolto che, come per le donne ripudiate, si avvarrà dell’affido temporaneo dei loro figli a famiglie affidatarie per consentire loro di prepararsi all’acquisizione di competenze lavorative per arrivare all’autogestione.
I beneficiari diretti di questo progetto sono i 380 bambini e adolescenti ospiti presso l’Help Centre del Vathsalya nella fascia di età 0 – 14 anni.
GLI OBIETTIVI:
Obiettivo generale:
- mantenimento, e assistenza ai minori ospiti presso l’Help Centre del Vathsalya. Assistenza medica e psicologica alle donne ospiti presso l’Help Centre del Vathsalya.
Obiettivi specifici:
- Offrire l’assistenza medica, scolastica ed alimentazione ai bambini portatori di handicap ospiti presso il Help Centre del Vathsalya.
- Offrire l’assistenza ai bambini neonati che sono assistiti da una famiglia affidataria per poter garantire alle loro madri la possibilità di un reinserimento sociale.
- Offrire l’assistenza per l’ospedalizzazione di un bambino abbandonato ospite presso l’Help Centre del Vathsalya.
- Offrire l’assistenza nutrizionale, medica e degli assistenti incaricati della cura dei neonati in legale stato di abbandono ospiti presso l’Help Centre del Vathsalya.
Assistenza per le spese di parto e ricovero ospedaliero di una donna gravida sotto la cura dell’Help Centre del Vathsalya.
Juliana Sanvincente