Assemblea Annuale AIPA 2009

La nuova struttura portante del Governo Italiano, che è preposta alla guida e controllo degli Enti Autorizzati, secondo la Convenzione dell’Aja, ovvero la Commissione Centrale per le Adozioni Internazionali, ha diramato già nel 2008, con attuazione per fine 2009, una serie di linee guida che evidentemente si riferiscono ad una certa organizzazione federalista, in quanto stabiliscono, fra le cose principali, di dover immettere nelle attività operative degli Enti, tre qualifiche fondamentali:

– la regionalizzazione degli Enti
– i requisiti degli Enti
– la carta dei servizi degli Enti

Questo adeguamento ha già richiesto alla nostra organizzazione un grosso impegno fin dai primi mesi dell’anno, e già sono state presentate certificazioni sui componenti dell’organo direttivo e di tutti i componenti che svolgono funzioni direttive, nonché di tutti i collaboratori e consulenti in Italia e all’estero.
Un lungo e dettagliato dossier è stato presentato sulla metodologia operativa

La carta dei servizi che tende a dettagliare tutti quelli che sono gli adempimenti dell’Ente, sia nell’assistenza alle coppie, che nei metodi di pagamento, nel post-adozione che diviene sempre più importante man mano che anche i paesi meno progrediti ne comprendono l’importanza.

Quello che più di tutto ci ha stravolti e preoccupati è il tema dell’operatività nelle regioni, in quanto il rischio di non riuscire a coprire l’intero territorio nazionale, ci espone anche al rischio di divenire un Ente regionale, con gravi ripercussioni sull’immagine all’estero, sugli abbinamenti, sulla conseguente situazione economica a tutti i livelli.Immaginate l’India, che per mezzo del suo organo centrale, il CARA (Central Adoption Resource Agency), conosce bene l’A.I.P.A. dopo quasi 20 anni di collaborazione con i suoi istituti, che decide di segnalarci e chiedere l’aiuto per un bimbo con prolasso anale, o con palatoschisi e labbro leporino, o con arti palmati, o HIV o tanti altri casi sempre da noi accolti e risolti felicemente, spesso addirittura inviando di nostra iniziativa le somme necessarie per un primo urgente intervento chirurgico e anche, naturalmente, abbiamo poi cercato la famiglia coraggiosa che si offre di accogliere il bambino, una famiglia che potrà amarlo e curarlo fino a farne uno dei bellissimi bimbi che incontriamo nei nostri convegni nazionali, con le nostre famiglie italiane.

Naturalmente queste famiglie non sono così facili da reperire, ma noi abbiamo a disposizione tutte le famiglie italiane, e fra tutte ce n’è sempre una che è disponibile ad aprire le braccia a quel particolare bambino. Ebbene immaginate se tra le regioni assegnate non ci fosse questa famiglia, che però potrebbe essere in un’altra regione italiana, ma noi non potremmo contattarla… proviamo a pensare quale danno potrebbero portare queste limitazioni.
Non appena venuti a conoscenza di queste regole, il nostro istinto è stato quello di ribellarci (e ancora non abbiamo del tutto rinunciato), ma poi abbiamo cercato di adeguarci, sottomerci quindi al vecchio proverbio: “o mangi questa minestra…” penso che lo conosciate tutti.
Si è quindi elaborata una strategia dalla quale ci aspettiamo di mettere in salvo i principi di questo Ente, che sono quelli di riconoscere tutti i diritti ad ogni bambino, ma anche ad ogni famiglia italiana che sia in regola con i requisiti da noi cercati.
Riguardo la COOPERAZIONE per la quale ci sono state grosse spese in bilancio, come già nella gestione 2007 e 2008, e quando parlo di grosse spese intendo rapportate al nostro bilancio ed a quello che ci è possibile fare, possiamo anche qui essere orgogliosi dei risultati ottenuti.
Abbiamo sempre un nutrito numero di sostenitori a distanza che ci seguono ormai da tanti anni, fino a vedere i “loro” ragazzi diplomarsi, fino a far rinascere dalle macerie del terremoto, prima, e della guerra, poi, una scuola in Congo, e questo settore è stato avviato da Mario ed ora è seguito da Giuliana che fa del suo meglio per portare avanti gli insegnamenti di Mario.
Abbiamo la nostra meravigliosa scuola in Cambogia, nella periferia di Phnom Pehn, dove proseguono i corsi di inglese, informatica, meccanica, e credo che nessuna organizzazione ne abbia realizzata una più confortevole e dignitosa, con libri, aule, poltroncine con scrittoio incorporato (scusate non so come si chiamano). Il mio grande rammarico è che dovevo fare una visita a questa scuola, dove mi ripromettevo di accompagnare la Commissione Adozioni, nel suo viaggio istituzionale, ma ho dovuto rinunciare perché è coinciso con la convalescenza successiva ad un intervento ad un occhio, ma è solo rinviata.

 

La scuola “Dolci colori” in Cile

C’è poi la scuola “Dolci Colori”, completata e in fase di decollo in Cile, ma vi dirò in seguito cosa è successo, per ora il Cile è sospeso.
Ad ottobre 2008, grazie alla collaborazione dei suoi sponsor per il Congo, l’A.I.P.A. ha inviato un contributo per la costruzione di una scuola destinata alla formazione di 200 bambini in età compresa tra sette e dieci anni. Questa struttura è composta da tre sale per lo svolgimento delle attività educative e ludiche, in modo da ridurre il numero di minori costretti a lavorare duramente nelle povere campagne della regione. In Brasile si è completato il progetto chiamato “Verso il Futuro” con il quale, attraverso l’acquisto di materiali e stipendi per gli operatori, sono stati portati a termine corsi di avviamento al lavoro presso l’Istituto Helen Drexel, a San Paolo, in favore di adolescenti che alla maggiore età non avrebbero avuto nessun sostegno alla fine dell’internamento. Siamo quindi molto orgogliosi dei risultati che non debbono essere fini a sé stessi, ma servono a garantire un miglioramento nella vita di tanti innocenti, e non a fare pubblicità come succede a qualche Ente che viene pubblicizzato anche nei telegiornali, mostrando una distesa di ragazzini seduti per terra, tutti rigorosamente piccolissimi, con un paio di donne che li guardano, e si annuncia che con cifre da capogiro, si è aperto un asilo in Ruanda, o altro, per aiutare la madri che lavorano, in paesi dove le madri lavorano per la sopravvivenza fra le casupole in cui vivono. Stiamo ora considerando un nuovo progetto in Kenia, dove si è ben avviata una collaborazione, ma, data la situazione sociale, vogliamo studiare bene cosa conviene fare. Insomma di idee ce ne sono tante, ma tutte debbono fare i conti con le possibilità economiche, visto che quest’anno la Commissione Adozioni non ha stanziato neanche un fondo.