L’anno scorso Ivan ha frequentato a Roma la prima elementare mentre nella scuola del suo paese di origine aveva frequentato i tre anni di corso previsti nella scuola dell’infanzia. Ivan come gli altri bambini è, per usare un eufemismo, un terremoto totale, il classico caso di ragazzino che, pur senza essere iperattivo in modo classico e senza avere alcun deficit intellettivo, non sta mai fermo, vuole essere sempre al centro dell’attenzione, deve decidere tutto lui, tende a fare tutto quello che vuole, dà fastidio a grandi e coetanei.
Le cose inizialmente non andavano per niente bene, gli insegnanti, entro breve tempo, hanno tentato la soluzione più strategica: l’insegnante di sostegno.
Hanno valutato però con coscienza, quali deficit fisici, sensoriali, o cognitivi avesse il bambino? Ecco, il punto è proprio questo, strategie di intervento estemporanee, individuali, non condivise, non supportate da un progetto educativo serio e mirato, con interventi dettati da procedure scientifiche o almeno razionali. C’è da chiedersi allora come può cambiare effettivamente la nostra scuola quando ascoltiamo queste storie?
Non sono i numeri dei bambini iscritti che fanno la scuola, ma il saper essere una vera agenzia educativa capace di affiancare sul serio il lavoro di INTEGRAZIONE e di RECUPERO.
Soprattutto la scuola dell’obbligo ha il dovere di capire e intervenire con intelligenza e competenza.
Ivan, come tanti altri bambini, ha bisogno di figure di riferimento certe, affidabili, che gli diano quell’affetto e quell’attenzione che gli sono mancati, e di conseguenza poi, tutto il resto. Per fortuna ci sono tante altre scuole, sia pubbliche che private, che sono invece a misura di bambino e noi tutti, genitori ed educatori, ci auguriamo di trovarle sempre più numerose.
La Mediatrice Scolastica: Maria Luisa Chiaraluce