Prese in esame nei precedenti numeri di AIPAREPORT (aprile 2002, maggio 2003 e maggio 2004) le vicende storiche e la situazione riguardante le popolazioni, le lingue e le religioni, occorre ora per avere un quandro più completo del complesso mondo indiano, esaminare la realtà geografica, politica ed economica della regione.
L’India -propriamente Bharat Juktarashtra, o anche Republic of India, in italiano Unione Indiana– è il più esteso ed importante degli stati che fanno parte del subcontinente indiano. La regione, oltre l’India, comprende i seguenti stati, elencati secondo un ordine di estensione territoriale: Pakistan, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka (Ceylon), Bhutan, Maldive. L’Unione Indiana confina ad occidente con il Pakistan ed il Mare Arabico, a nord con la Cina, il Nepal ed il Bhutan, ad oriente con il Bangladesh, il Myanmar (Birmania) ed il Golfo del Bengala.
La configurazione fisica del paese presenta sostanzialmente tre diverse regioni: a nord è presente una grandiosa barriera montuosa con catene parallele che si allungano per quasi 3.000 km. Nella catena dell’Himalaia si eleva la cima dell’Everest che, con i suoi 8848 metri, è la più alta della terra. Ai piedi di questa gigantesca barriera è un ampio bassopiano -il Penjab o Punjab o anche Indostan- detto indogangetico, dai nomi dei due grandi fiumi, l’Indo ed il Gange, che lo percorrono. Si tratta di un territorio alluvionale e perciò estremamente fertile. Il Penjab ha peraltro un clima arido e pertanto le coltivazioni prevalenti sono quelle dei cereali, sostenute anche dalle irrigazioni. L’aridità diviene più marcata procedendo verso sud, così che le campagne fertili si trasformano nel deserto di Thar (Grande Deserto Indiano). Nella zona orientale del Penjab alture alte ca. 300 metri dividono i bacini dell’Indo e del Gange. Maggiore importanza ha la pianura percorsa dal Gange, in quanto beneficiata dai monsoni che, come si vedrà, apportano piogge favorevoli ad una notevole attività agricola. La parte orientale del bassopiano, dove il Gange si unisce ad un altro grande fiume, il Brahmaputra, è detta Bengala : è questa la zona più ricca del paese, sia sotto il profilo agricolo che industriale. A sud del bassopiano indogangetico si estende un grande tavolato, il Deccan, segnato ad occidente e ad oriente -ossia lungo le coste che si affacciano sul Mare Arabico e sul Golfo del Bengala- da due consistenti catene montuose, i Ghati occidentali e i Gami orientali. Ai loro piedi si estendono fertili pianure, più ampie ad oriente, ricche di culture agricole diverse, favorite dai monsoni che apportano piogge abbondanti. L’intemo del Deccan è invece piuttosto arido in quanto i Gami impediscono la penetrazione dell’umidità.
L’India si estende su una superficie di 3.287.263 km2 ed ha una popolazione di ca. 1.055.000.000 (densità di 317 abitanti per km2). E’ una repubblica federale, con capitale New Delhi (ca. 300.000 abitanti), sobborgo di Delhi che con quasi 13.000.000 è la terza città dell’India. Il Presidente dell’Unione Indiana è eletto da Parlamento (formato da due Camere, ossia dal Consiglio degli Stati e dalla Camera del Popolo) e dalle assemblee degli Stati, ciascuno dei quali ha una propria Assemblea legislativa e un proprio Governo. Sette territori sono amministrati direttamente dal Governo centrale. Dopo la Cina è il paese più popoloso del mondo. La maggior parte della popolazione vive in villaggi rurali, ma è assai consistente da alcuni decenni il fenomeno dell’urbanizzazione. Le dieci città che contano il maggior numero di abitanti (dati 2001) sono Bombay (16.368.000), Calcutta (13.216.000), Delhi (12.791.000), Madras (6.425.000), Bangalore (5.687.000), Ahmadabad (4.519.000), Pune (2.540.000), Surat (2.434.000), Jaipur (2.324.000). Le più popolate di esse sono da considerarsi, più che città, agglomerati urbani.

Assai sviluppata la rete ferroviaria – tra le prime del mondo – che si estende per oltre 62.000 km. Notevole anche lo sviluppo delle autostrade (ca. 58.000 km). Le comunicazioni possono contare anche su ca. 17.000 km . di vie navigabili inteme. I principali porti sono : Calcutta, Bombay e Madras; gli aeroporti quelli di Calcutta, Bombay, Delhi, Trivandrum e Madras.
L’India si estende per circa la metà del suo territorio nella zona torrida e pertanto si considera un paese caldo. Le temperature sono però più elevate a Sud e più miti a Nord. Molto varia la piovosità da zona a zona, determinata dalla periodicità dei venti monsonici causati dalla diversità di pressione che si determina tra l’Oceano Indiano e il continente: sull’Oceano infatti, nelle zone equatoriali, si formano zone di alta pressione attratte, con la loro umidità, dalle zone di bassa pressione continentale, verso le quali soffiano venti anche di grande violenza. Il semestre piovoso è quello estivo, caratterizzato dal monsone di mare; questo nel mese di giugno giunge sui Gathi occidentali, sui quali scarica la sua umidità ma non riesce a penetrare nelle zone inteme del Deccan, che -come si diceva- sono perciò aride e in generale poco fertili. Il monsone di Sud penetra nel Golfo del Bengala, trova come ostacolo l’Himalaia orientale e le catene montuose della Penisola Indocinese e lascia cadere su di esse la maggior parte delle precipitazioni al suo seguito; quando penetra nella Valle del Gange, giungendo nel Penjab, è quasi del tutto esaurito. In relazione a questi e ad altri fenomeni meteorologici regionali l’India presenta, sotto il profilo climatico, tre stagioni: una “umida”, da giugno ad ottobre, caratterizzata da frequenti piogge e temperature miti; un’altra “fredda”, da novembre a marzo, quando le piogge sono assenti e la temperatura bassa; infine una “calda”, da marzo a giugno, con temperature elevate ed assenza di precipitazioni.
L’abbondanza delle piogge, sia pure concentrate nella stagione “umida”, alimenta numerosi fiumi. I principali -Indo, Gange e Brahmaputra- sorgono dalla catena montuosa dell’Himalaia , sono lunghi ca. 3.000 km e hanno una foce a delta. Le loro piene periodiche, causate dalle piogge monsoniche, alimentano una fitta rete di canali di irrigazione : la loro importanza nell’economia indiana, sostanzialmente agricola, ha fatto sì che le popolazioni locali li abbiano, da sempre, considerati sacri.
Il settore primario dell’economia indiana è costituito dall’agricoltura, basata principalmente sulle culture del riso, del frumento, delle patate e delle banane. Culture industriali sono il cotone, le arachidi, il tè, il caffè e la canna da zucchero. Altra risorsa è quella forestale con essenze pregiate (teak, sandalo, rosa); importante lo sfruttamento del bambù nella regione del Bengala utilizzato per la fabbricazione della carta. Notevole il patrimonio zootecnico, con una grande presenza di bovini riservati al lavoro agricolo e alla produzione di latte e derivati; la religione indù -prevalente, come si è visto, nel paese- vieta infatti ai fedeli di mangiare carne bovina.
Attività economiche secondarie sono quelle estrattive (carbone, petrolio, gas naturale, ferro, manganese, bauxite, oro, rame, magnesite, piombo zinco, ecc.) e quelle industriali: da segnalarsi una consistente produzione siderurgica, meccanica e chimica. Notevole sviluppo hanno avuto di recente le produzioni ad alta tecnologia con un incremento rapidissimo nei settori dell’aeronautica, degli armamenti militari, dell’informatica e delle biotecnologie. Significativo che molte grandi aziende multinazionali abbiano dislocato in India i loro centri di elaborazione dati. Assai notevole e di qualità, infine, la produzione cinematografica.
II settore terziario è rappresentato, innanzi tutto, dal commercio estero ma scarso è l’apporto indiano a quello mondiale. Le principali esportazioni sono costituite dai diamanti, dai tessuti, dal tè, dal petrolio e dai prodotti della pesca. Banca centrale indiana è la Federal Reserve of India. Rilevante l’apporto che all’economia indiana fornisce il turismo, in costante aumento. Il dato del 2001 indica oltre 2.500.000 turisti entrati nel paese, attratti dalle bellezze naturali e dalle importanti testimonianze storiche ed artistiche.
Considerata nel suo complesso l’Unione Indiana si configura come un singolare laboratorio della condizione umana nell’epoca contemporanea: essa presenta infatti accanto a persistenti e diffusi fenomeni di arretratezza e di povertà, evidenti in particolare negli enormi aggregati urbani e suburbani e nei più interni villaggi agricoli, eccezionali manifestazioni di progresso, specie nei settori della tecnologia più avanzata: meccanica altamente specializzata, informatica, telefonia. La sfida che l’Unione Indiana deve affrontare nel XXI secolo è quella di riuscire ad utilizzare le conquiste tecnologiche non per una sterile affermazione di potenza e prestigio internazionale -come ad esempio è avvenuto con la dotazione di un armamento atomico- ma al fine di promuovere il riscatto sociale ed umano della parte di popolazione, tuttora maggioritaria, che vive in condizioni di estremo disagio: sarà sufficiente indicare due dati: la speranza di vita (2001) che per gli indiani è di 62 anni per gli uomini e 64 per le donne, è in Italia rispettivamente di 77 e 83. La mortalità infantile, sempre riferita al 2001, è in India del 63 %, in Italia del 4,3. E’ evidente come solo attraverso una equilibrata politica che non tenda prioritariamente ad affermare il prestigio internazionale dello Stato indiano ma a svilupparne in modo armonico le grandi risorse e potenzialità potranno essere avviati a soluzione i diversi e gravi problemi inerenti al suo composito tessuto etnico, umano e sociale.
Mario Pepe