Dati ricavati dalle notizie periodiche inviate dalle famiglie nei 4 anni del post adozione
Uno dei miei compiti principali all’interno dell’associazione AIPA è l’osservazione dell’inserimento dei vostri bambini nei quattro anni successivi all’adozione, con relativa stesura di rapporti periodici da inviare alle autorità all’estero. All’attività di osservazione a volte si affianca quella di sostegno sociale e psicologico, in collaborazione con lo psicologo dell’AIPA, alle famiglie che ne manifestano l’esigenza.
Ho pensato fosse arrivato il momento di fare un’analisi dei dati in mio possesso e di fornirvi delle interpretazioni sintetiche sull’andamento delle adozioni che attualmente sto osservando, grazie alle notizie periodiche inviatemi da voi genitori, dai servizi socio-sanitari e dalle insegnanti.
Ci tengo a puntualizzare che i dati non si riferiscono al numero delle adozioni realizzate dall’AIPA in un determinato intervallo temporale, ma si riferiscono unicamente alle famiglie che attualmente mi stanno inviando rapporti trimestrali o semestrali, e delle quali sto seguendo l’andamento della relazione adottiva.
Per quanto riguarda l’India attualmente seguo il post adozione di 36 famiglie, di queste 6 hanno adottato più di un minore e 30 un minore. I bambini provenienti dall’India sono quindi 43, 33 femmine e 10 maschi.
Per il Messico seguo il post adozione in 15 famiglie adottive, delle quali una sola ha adottato più di un minore; i bambini sono 17, 10 femmine e 7 maschi.
Per la Romania le famiglie sono 61, tra le quali 10 hanno adottato più di un minore, e i bambini adottati sono 71, 38 femmine e 33 maschi.
Dal Brasile le coppie sono 10, delle quali 2 con più di un minore, e i bambini sono 13, 10 maschi e 3 femmine.
Ho pensato di far emergere un dato sull’età in cui questi bambini sono stati adottati, per fare un confronto con le modalità di inserimento, con le problematiche o gli aspetti positivi di cui questi bambini sono portatori. Verificare se l’età posseduta dal bambino al momento dell’adozione possa costituire un indicatore attendibile rispetto alla qualità del suo inserimento nel nuovo contesto sociale e familiare.
Solo per chiarezza espositiva ho voluto distinguere 4 fasce di età, ognuna rappresentativa di un particolare stadio di sviluppo, senza dimenticare le enormi sfumature e che ogni bambino possiede e che non ci consente di inquadrarlo in parametri rigidi come le classi d’età. La prima fascia, da 0 a tre anni, descrive la prima infanzia: la seconda, da 4 a 6 anni definisce l’età prescolare, la terza, da 7 a 10, l’età scolare e la quarta, da 11 a 13/14 anni, la fase della preadolescenza.
Dall’India su 43 minori, sono stati adottati 23 bambini nella prima fascia d’età (0-3), 6 nella seconda fascia d’età (4/6), 10 nella terza (7/10) e 3 nella quarta (preadolescenza).
Dal Messico su 17 bambini 12 erano nella prima fascia, 3 nella seconda e 2 nella terza.
Dalla Romania su 71 minori 25 erano da 0 a 3 anni, 22 da 4 a 6, 20 da 7 a 10 e 3 nella quarta fascia.
Dal Brasile su 13 bambini 5 sono stati adottati nel periodo della prima infanzia, 4 in età prescolare, 3 in età scolare e 1 in fase preadolescenziale.
Come potrete notare la Romania si distingue per un sostanziale equilibrio numerico nelle prime tre fasce e osserviamo che sia in India che in Romania abbiamo una rappresentanza di minori dagli 11 ai 14 anni.
Per quanto riguarda le problematiche che si sono evidenziate, in particolare nei primi mesi dell’inserimento del minore nel nucleo familiare, ho voluto prendere come campione rappresentativo i minori nati in Romania, anche se si possono ricondurre anche agli paesi le medesime caratteristiche.
Una maggiore gradualità o lentezza nell’inserimento si è evidenziata maggiormente nella prima fascia d’età. L’immaturità delle funzioni cognitive crea una maggiore lentezza nell’adattarsi al cambiamento. I bambini da 0 a 3 anni hanno più bisogno di altri di regolarità e di azioni abitudinarie. Il radicale cambiamento di clima, alimentazione e ritmi, suoni e immagini è sproporzionato rispetto alla loro capacità di adattamento. (6 nella prima fascia, 2 nella seconda, 4 nella terza).
Difficoltà nell’inserimento scolastico: si è visto che tali difficoltà non erano imputabili all’età del bambino o ai suoi aspetti caratteriali, ma alla minore preparazione del personale scolastico a rispondere adeguatamente ai bisogni e alle caratteristiche di personalità di un bambino che si deve adattare a una nuova realtà e che ha vissuto diverse separazioni ed è profondamente insicuro sulla solidità dei nuovi rapporti. Il problema è stato quasi sempre risolto dai genitori, a volte con il consiglio degli operatori, spostando il figlio in un ambiente scolastico più preparato rispetto alle tematiche dell’adozione.
Difficoltà con la lingua: (31233311) Si osserva una maggiore facilità di apprendimento della lingua nella seconda fascia di età, ricordando che è proprio questa l’età in cui il linguaggio ha il suo momento di maggiore sviluppo. Impiegano più tempo i bambini piccoli, disorientati dalla nuova forma di comunicazione così diversa da quella che erano abituati ad ascoltare e quelli più grandi, che devono rivedere completamente un vocabolario ormai acquisito e imparare a pensare in un’altra lingua. In tutti i casi comunque l’apprendimento della lingua si risolve nel tempo, senza creare ostacoli alla socializzazione, alla voglia di comunicare di questi bambini, che comunque riescono ad esprimersi in molte altre forme non verbali. Per la maggior parte dei bambini in età scolare la lingua non rappresenta un grande ostacolo per l’apprendimento scolastico e molti raggiungono ottimi risultati in tutte le materie.
Problemi di adattamento alle regole: (333333333) Si sono evidenziati maggiormente nei bambini più grandi. Nella maggior parte dei casi si è notato che non dipendevano da disturbi del carattere, ma dalla situazione ambientale precedente, in cui sono stati costretti a crescere più rapidamente del normale, raggiungendo un livello di autonomia più elevato rispetto ai bambini cresciuti in una situazione ambientale protetta. Spesso questi ragazzi mostrano quindi insofferenza nei confronti dei genitori che vogliono guidarli e indirizzarli in tutte le loro azioni o scelte, perché erano abituati a vedersela da soli nei momenti di difficoltà e hanno un vissuto delle regole non positivo come contenimento e autocontrollo, ma negativo come ubbidienza esteriore a regole imposte e appiattimento della personalità. Per questo vi si oppongono con tanta forza e hanno bisogno di tempo e di tanta forza di carattere da parte dei genitori per comprendere il valore delle regole per la crescita individuale e l’inserimento sociale.
Problemi ad esprimere affettività: si sono avuti in pochi casi e non sono imputabili all’età o alla più o meno lunga esperienza in istituto, ma sono rare eccezioni in cui ai bambini non è stato mai insegnato il linguaggio delle emozioni e dell’affetto e per questo non sanno riconoscerle in se stessi e negli altri. Non sono stati accarezzati o presi in braccio e non hanno sperimentato il contatto fisico per comunicare amore e calore; hanno bisogno di apprendere gradualmente l’alfabeto dell’affettività per poter mettere in moto ed esprimere il loro mondo emozionale.
Problemi di salute riscontrati più frequentemente: non sono associabili al paese d’origine. In generale si sono evidenziati spesso problemi intestinali e di assimilazione alimentare. Necessità di controlli ortopedici, oculistici, delle vie respiratorie. Frequenti problemi allergici e dermatologici.
I rapporti all’interno della famiglia: Nella maggior parte dei casi sono armonici e sereni e i bambini manifestano fin da subito un forte attaccamento alle figure genitoriali.
Nelle famiglie dove erano presenti già altri bambini o dove sono stati adottati dei fratelli, si sono potute osservare situazioni di conflittualità o rivalità tra fratelli, compensata spesso dalla complicità e il sostegno reciproci.
La definizione che molti genitori danno dei loro figli e del rapporto che intercorre tra loro sono esaltanti ed esprimono un forte senso di realizzazione come genitori e come famiglia. La frase più ricorrente nelle lettere che ricevo è: “ci sembra che nostro figlio sia sempre stato qui con noi”.
E’ una frase che supera le barriere relative all’età anagrafica del bambino, ai paesi di origine e le differenze tra figli adottivi e figli biologici.