Questo articolo riveste una importanza particolare in quanto, da solo, costituisce una forte risposta al quesito che, in vista della ratifica della Convenzione dell’AJA da parte dell’Italia, ha diviso a lungo il nostro Parlamento sul difficile compito di legiferare sull’accesso ai dati riguardanti le proprie origini, ovvero le informazioni sulla famiglia biologica, da parte dei figli adottivi, ormai maggiorenni che ne avessero fatto specifica richiesta.
Elena è madre di cinque figli, in parte biologici, in parte adottati; ma quali siano le differenze tra loro, Elena e suo marito Angelo, non se lo ricordano più.
Essi amano anche i paesi nei quali i loro figli sono nati, ed è per questo che, in vista di un viaggio-vacanza, hanno deciso di recarsi in India, con due delle loro bambine che oggi bambine non sono più: Maria che è nata in Italia, e Giulia, che è nata in India, e hanno pensato di andare esattamente dove Giulia è venuta al mondo ed ha trascorso i suoi primi cinque anni di vita.
La vigilia della partenza, confesso che io, certamente influenzata dai grossi dibattiti politico-sociali ai quali avevo assistito, che hanno a lungo diviso la classe politica sui rischi e le conseguenze di questi ritorni al passato, magari in cerca di colei che li ha generati, non ho potuto fare a meno di chiamarla per dirle: ATTENTA, ELENA!
Ma lei sembrava molto tranquilla e sicura di sè, ed al suo ritorno mi ha spedito questa lettera che trascrivo per intero:
Il ritorno dal Kerala
E’ stato un viaggio molto sofferto nei preparativi. Non ero certa che avrebbe fatto bene a Giulia, adottata 13 anni fa, rivedere i luoghi dove aveva trascorso i suoi primi cinque anni di vita.
Diceva di non ricordarsi più niente, aveva completamente rimosso il suo passato in orfanotrofio.
Ma che cosa sarebbe stato per lei rivedere la realtà degli istituti, la condizione dei piccoli orfani, la povertà della gente? e pensare che lì forse c’era colei che l’aveva generata?.
E’ stato saggio il consiglio di Miriam: non fatele vedere soltanto il lato ” brutto” del suo paese!
Infatti, Giulia fotografava le case più belle, i paesaggi più significativi, le ragazze più eleganti. Dove c’era miseria tirava dritto, lo sguardo impenetrabile, quasi duro.
Con i ragazzi riscuoteva un successo strepitoso! Un’indiana vestita all’europea, che non capiva la lingua, che faceva il bagno nel mare!
Quando eravamo negli istituti socializzava con le ragazzine più grandi, ma guardava a fatica i bambini piccoli, sdraiati per terra o in culle di stoffa appese al soffitto. Non mi diceva niente, ma vedevo che soffriva.
Siamo partiti a malincuore dall’India, riproponendoci di tornare al più presto, noi due da sole.
Arrivati a Malpensa, dove tutto è così efficiente e anonimo. avevamo la nostalgia dei colori, degli odori intensi, dei sorrisi, degli sguardi profondi e dolci, della dignità della gente del Kerala.
Giulia ed io ci siamo abbracciate, in silenzio.