Nel nostro mondo del quotidiano ognuno di noi considera l’adozione di un bambino un fatto in sé molto discusso, da tutti ben conosciuto in tutti i suoi risvolti, del quale tanto si parla, del quale ognuno ha delle proprie idee, più o meno chiare, più o meno accettabili.
Molti sono poi gli esperti che ci illustrano ogni sfaccettatura, che espongono alla società ed alle famiglie aspiranti all’adozione le varie problematiche, e tutto quello che in proposito è bene sapere o quanto meno che si crede di sapere.
C’è però un passaggio particolare nel corso di tutto l’iter adottivo, che tutti abbiamo affrontato, che in genere è sempre sfuggito alla nostra attenzione, ma che improvvisamente, in un momento particolare, mi è balzato agli occhi in tutta la sua (tragica?) importanza e per il quale oggi trovo giusto spendere qualche parola, affinché ognuno di noi possa soffermare un attimo il pensiero ; certo per un motivo di giustizia, di cultura sociale; che noi dobbiamo meditare, ed accettare.
Rientravamo dall’India, ed accompagnavamo in Italia quattro bambini adottati da famiglie italiane: i più grandi avevano circa sei anni, la più piccina soltanto uno. C’era con noi la suora, che per queste adozioni ci aveva aperto la strada fra tutte le difficili fasi burocratiche, ed ora ci scortava fino al limite di frontiera prima di lasciare lo Stato Indiano. Quanti documenti e quanti controlli! Che fatica ci erano costati! Per una curiosità dirò che in quei giorni la temperatura esterna si aggirava intorno ai 48°.
Ebbene, quando tutto era ormai espletato, quando non restava che attraversare il limite di frontiera, la suora ha richiamato i bambini, ha preso tra le braccia la piccolina, ha sussurrato qualcosa che noi non abbiamo sentito, e i bambini sono andati verso i poliziotti con la manina tesa nel gesto del saluto, che l’arcigno corpo di polizia ha ricambiato con solennità.
Al mio sguardo stupito ella mi ha brevemente spiegato: “Debbono salutare, perché essi lasciano per sempre il loro paese”.
Ho apprezzato enormemente il gesto di questa suora, in tutta la sua importanza e saggezza, perché è bene che essi lo abbiano lasciato da amici, e quando le nuove mamme e papà italiani avranno fatto di loro degli uomini e donne in grado di varcare qualsiasi frontiera, potranno ancora ripetere il gesto, ma con la serenità e la sicurezza di liberi cittadini di questo nostro meraviglioso mondo.
(Miriam Ramello)