Radici

La nonna e la nipotina; la nonna é nata a Milano, la nipotina, Haydee Dolores, é nata in Oaxaca; due culture lontane, ma loro non sembrano preoccuparsene...

Affrontiamo ancora una volta questo argomento già tanto trattato, che appassiona sempre gli studiosi di sociologia, gli intellettuali in genere, e i cosiddetti benpensanti che proprio molto genericamente sono sempre d’accordo nel ritenere questo vincolo  come un bene inalienabile, distruggendo il quale, l’individuo non riuscirà più a formarsi una vera identità, con una personalità autenticamente spiccata e un avvenire di grande successo in quanto proveniente dal più profondo del proprio Io. Questa supposizione turba spesso anche i pensieri di coloro che si preparano a divenire genitori per mezzo dell’adozione internazionale, i quali sempre più spesso ci chiedono che il paese di provenienza del minore sia quel tale e non il tal altro perchè la cultura… ecc. A che serve informare che la cultura dei nostri figli dovrà provenire da noi, che essi verranno a noi, come i neonati,  senza alcun tipo di cultura in quanto gli adulti dai quali provengono non hanno avuto modo di fornire loro quest’altro tipo di ricchezza ; A che serve la nostra voce quando i più celebri (dico celebri, non migliori) letterati dichiarano ai mass media che essi non sarebbero mai divenuti quello che sono senza la presa di coscienza delle loro radici. E’ così che il mio pensiero vola a tanti grandi nomi di scienziati  o geniali personaggi della storia, costretti a lasciare per sempre il loro paese, che si sono dovuti distaccare dalle loro radici quando queste non assorbivano più linfa vitale, per piantare altrove altre radici capaci di dare migliori frutti.

E’ strano osservare come questo campanilismo su larga scala sia ancora tanto diffuso nella società  e nell’era della tecnologia e delle grandi scoperte scientifiche, rendendo la vita più difficile ai nostri figli provenienti da paesi lontani, quando anche  coloro che sono preposti alla cura del loro inserimento fanno sorgere nelle loro menti  adolescenti dei dubbi infami, e quale ingiustizia verso quei genitori che di fatto hanno dato loro la vita! Io mi riferisco ora  a coloro che bisogna a tutti gli effetti considerare i veri genitori: cioè coloro che lottano con i loro figli, che sanno piangere con loro , che li capiscono e gettano un ponte su tutte le diversità, un ponte che li congiunge tra loro, che lega il presente e il passato con la stessa radice, che fa capire come la casa di ognuno è là dove c’è un posto nella vita, dove c’è amore, dove c’è un genitore vero, che abbia poi procreato o adottato suo figlio nessuno se ne ricorda più.

(Miriam Ramello)