Da parecchi mesi ormai si discute in Italia sulla necessità di ratificare questa importante convenzione, che è zavorrata fin dal suo esordio dalle varie richieste politiche di aggiornamenti sulle leggi riguardanti le adozioni internazionali. Richieste insistenti particolarmente su un punto, lo spostamento del limite di età, e sulla liberalizzazione di tale ordinamento. Addirittura il giorno 7 Aprile appariva sul quotidiano L’UNITA’ un articolo della scrittrice Lidia Ravera, la quale esordiva con un FINALMENTE! , auspicando appunto che dato l’allungarsi della vita media in Europa, si poteva superare il limite di età, consentendo ai volenterosi di poter adottare, senza troppe formalità, quei minori dalle faccine smunte, che ci guardano da tanti documentari ripresi in zone con gravi difficoltà. Ora appare chiaro anche ai meno informati che con la liberalizzazione si vuole consentire a tutti, anche ai nonni, fallito il progetto di maternità assistita fino a 60 anni, di adottare soltanto dei neonati.
Ma sentiamo cosa ha risposto l’A.I.P.A per mezzo della sua Presidente:
Gentilissima Lidia Ravera,
leggo oggi il suo articolo pubblicato sull’Unità del 7 c.m. e voglio subito congratularmi con lei per il suo impegno nel collaborare a risvegliare le coscienze sulle problematiche di tanti bambini.
Nessuno più di me, nella mia qualità di genitore adottivo, nonché Presidente dell’associazione A.I.P.A., Associazione Italiana Pro Adozioni, ha potuto “ toccare con mano” le condizioni di vita dei minori abbandonati, e nessuno più di me, può dire con quanta gioia possiamo ora aiutare tante famiglie italiane, nel rispetto della più assoluta correttezza, ad avere un figlio che forse la natura ha negato, ma che la nostra civiltà e la nostra solidarietà, riescono ad accordare.
E’ però molto importante che queste famiglie siano in grado di inserire questo figlio “diverso” nella nostra società, oltre che nel loro cuore. Dante Alighieri ci ricorda “ come sa di sale lo pane altrui” e i Tribunali per i Minorenni ci sbandierano le cifre di bambini disadattati, di bambini rifiutati e respinti al mittente, come conseguenza di adozioni facili e dettate dall’entusiasmo e anche dalla buona volontà, ma non certo dall’informazione e dalla preparazione.
Non è facile adottare un bambino, non deve essere troppo facile, bisogna avere il tempo di prepararsi, di diventare genitori sotto ogni aspetto. Per questo le domande dei relatori ai coniugi aspiranti adottivi spesso sono provocatorie e tendenziose, servono a misurare la forza che c’è in noi, che in questi casi deve essere tanta.
Vorrei permettermi inoltre di segnalarle che anche a 40 anni si può diventare genitori, meglio ancora a 50, si può infatti in questi casi adottare quel famoso bambino di 6-7-10 anni dalla faccetta smunta che spesso è stato testimone di cose ancora peggiori che il veder sparare per strada; che ha tanto bisogno di noi, che però noi dobbiamo essere in grado di aiutare veramente a crescere, a dimenticare , a divenire un adulto sereno.
Questo non è facile, intanto bisogna cercare il mezzo migliore per aiutarlo, ed è questo che si propone la convenzione dell’Aja, che l’Italia si prepara a ratificare; forse quel bambino potrebbe essere reinserito nella famiglia di origine, con gli opportuni aiuti, attraverso sostegni anche economici e borse di studio lì dove fosse possibile, oppure essere inserito in una famiglia della sua stessa origine e cultura, come preferiscono ormai quasi tutti i paesi esteri che attuano una politica di aiuti all’infanzia, oppure, come ultima risorsa, scegliere anche in un paese straniero una famiglia per lui, purché questa dimostri di essere in grado di capirlo, oltre che desiderarlo, e amarlo con tutti i suoi problemi.
A questo scopo sono sorti gli Enti Autorizzati , senza fini di lucro, capaci di controllare l’etica delle adozioni, e capaci anche di dire no a chi non è in grado, con esperienza acquisita sul campo, e con validi programmi di solidarietà e sussidiarietà, capaci di sostenere in Europa la cultura dell’adozione.
La pratica di adozione all’estero non è semplice, ci sono leggi e divieti che non possono essere ignorati, ed è per affrontarli e spesso aggirarli che sorgono sempre tanti mediatori, aiutiamo quindi subito i bambini di tutto il mondo facendo la cosa più urgente di tutte: evitare che, all’occorrenza, essi vengano acquistati per il nostro fabbisogno.
(Miriam Ramello)