Educazione alla mondialità

ABBIAMO  ESTRATTO  QUESTO INTERESSANTE ARTICOLO DA UNA VECCHIA PUBBLICAZIONE DI OPAM MA ESSO E’ SEMPRE COSI’ ATTUALE  CHE VE LO RIPROPONIAMO:

EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA’

Indipendentemente  dalla presenza  fisica nella scuola e nelle classi di alunni appartenenti ad altre culture, una educazione che sia all’altezza di una società complessa  e mobile come è la nostra non può che prospettarsi come interculturale.

I fondamenti comuni a tutte le culture risiedono nei valori di rispetto, dialogo, impegno, promozione, e in ultima analisi nel valore della persona umana, il che permette  di vivere l’interculturalità non come indifferenza, sopraffazione, confusione o cedimento ma come crescita insieme.
Bisogna evitare che rigidezze mentali e fantasmi di varia origine facciano evolvere le legittime differenze, che sono anche ricchezze culturali, linguistiche, etniche e religiose, in chiusure di tipo campanilistico, nazionalistico, o addirittura in processi di intolleranza razzista.
Nell’ambito scolastico, più che a un docente “ specialista” o una sola disciplina, ci si dovrebbe affidare a un impegno della scuola in tutte le sue componenti.
Quando è coerentemente sviluppato nella scuola come parte della “educazione alla mondialità” anche il rapporto creato dall’adozione scolastica “a distanza” stimola quella necessaria conoscenza dell’altro che sta alla base di ogni processo formativo. I gemellaggi con le scuole dei paesi cosiddetti in via di sviluppo aiutano a conoscere le reali condizioni di vita, la lingua, gli usi e costumi, in una parola la cultura, dei loro coetanei di un’altro paese.
E conoscere è il primo passo per comprendere e poi valorizzare e poi amare.

Questa è la famiglia Santos Ramirez, la mamma ha 29 anni e 10 figli, non hanno nessun mezzo di sostentamento e vivono con la generosità di coloro che li aiutano; le suore che li assistono dicono che i bambini Ramirez sono tutti educatissimi. Speriamo che con tanti sponsor anche la loro vita possa essere riorganizzata dignitosamente